mercoledì 2 aprile 2014

Il Maschile conduce il Femminile (Equinozio di Primavera in Locanda)


Dopo il percorso al buio che le donne avevano preparato per gli uomini al solstizio d'inverno, presentando loro il Femminile, gli uomini avevano iniziato a immaginare in che modo avrebbero potuto far sperimentare il Maschile alle donne. La data prefissata era la prima domenica dopo l'equinozio di primavera, proprio il giorno seguente l'Esperienza Condivisache iRRADiA aveva proposto in Locanda.
Gli uomini si riuniscono per qualche ora nel salone, mentre noi donne non osiamo sfidare la pioggia uscendo nei boschi come avevamo fatto loro in pieno inverno.
Ci chiamano, cantiamo una canzone in coro per entrare connesse tra di noi e aperte all'incontro.
Ognuna, bendata, viene condotta a sedere. Aspetterà il proprio turno ascoltando risate soffocate o urla di sorpresa femminili e interrogandosi su cosa l'attenda.
Un uomo bisbiglia “alzati”, per mano la donna è condotta con fare sbrigativo seppur attento e fatta roteare un po' di volte su se stessa facendole perdere i punti di riferimento, viene fatta sdraiare su una coperta e avvolta strettamente da molteplici mani forti e decise che la premono al suolo da ogni lato, senza indulgere nel piacere del massaggio ma facendo percepire in modo netto i confini del corpo, il peso e la forza. Un minuto in tutto, durante il quale non si può fare altro che sottomettersi a una volontà più potente che potrebbe anche fare paura.
La stretta viene allentata e la coperta viene presa da ogni lato e sollevata in alto d'impeto, il corpo senza peso vola verso l'alto e riapproda sulla coperta tesa. La donna viene quindi fatta alzare in piedi e ancora una volta lanciata in aria quasi fino al soffitto, come quando il papà ti prende e ti lancia verso il cielo e sai che ti riprenderà perchè il papà è fortissimo.

 Gli uomini tutti intorno elevano la donna, permettendole di volare, di sentirsi leggera, di ridere di emozione, sono tutti lì al suo servizio, sono sudati per lo sforzo e hanno il fiato grosso, all'unisono si stringono in un veloce abbraccio virile, forte e senza concessioni alla tenerezza né all'erotismo, la donna è stretta al centro tra braccia e petti muscolosi per una frazione di minuto. E' l'ultimo gesto del branco e l'ultimo passaggio in cui lei si sente piccola e fragile, ora inizia un percorso verso l'autonomia e la relazione adulta.
“Non puoi passare!” dicono gli uomini, un muro di corpi ben piantati davanti alla donna, “vai! spingi!” suggeriscono altri alle spalle. Quale ordine ascoltare? Il divieto o lo sprone all'infrazione? Perchè il semplice vietare qualcosa lo rende così interessante? L'ostacolo sul cammino obbliga a tirare fuori la propria forza, ad essere “uomo”. La donna forza la barricata e si trova sola, senza più contatto fisico con le mani che l'hanno guidata fino a quel momento.
“Scegli”. E' un sussurro all'orecchio, nel vuoto. Scegli cosa? Gli uomini sono disposti a semicerchio, a distanza di un braccio, ma la donna non può vederli. C'è chi tasta prima di scegliere, chi si affida al fato o inconsapevole muove una mano fino a incontrare qualcuno per caso. Il prescelto conduce come un cavaliere al ballo la sua dama, la fa inginocchiare presso alle campane di cristallo che hanno suonato ininterrottamente per tutto il percorso, ci si ritrova in mano i cilindri con cui fare risuonare le due campane di misura diversa, girando circolarmente lungo il bordo. Non è facile a occhi chiusi mantenere il suono e il ritmo disegnando due cerchi di dimensioni diverse contemporaneamente. “La musica è nelle tue mani” Ci si aspetta un percorso in cui venire condotte e d'improvviso ci si trova con la responsabilità di fare continuare un suono, ci si sente impreparate e timorose di sbagliare finchè non si prova gusto e piacere nello scoprire che si riesce... "Ora lascia andare” Bisogna abbandonare gli strumenti fallici, il percorso giunge al termine. Con un ultimo giro di danza con il cavaliere che si è scelto e un abbraccio si torna a sedersi nel gruppo di donne.

Al cerchio finale non sappiamo quasi che cosa dire. Tutte hanno gli occhi splendenti e sorridono. “Grazie” “E' stato bellissimo!” “Mi avete fatto ricordare che cosa mi piace di più: volare!” “sentire la vostra forza, tutti insieme, e il vostro odore...”
“Sì, noi uomini ci siamo chiesti che cosa volevamo darvi e ci siamo risposti: vogliamo darvi la nostra puzza”

Come si fa a chiudere un'esperienza così intensa e bella?
Ci salutiamo sdraiandoci tutti a pancia in giù uno accanto all'altro e a turno uno si rotola su tutti?
Usiamo il gioco che avevo inventato alla prima celebrazione della Luna Piena a Sagliano, un modo giocoso e democratico di massaggiarsi tutti indistintamente, provando piacere sia nel dare che nel ricevere, soddisfacendo un antico bisogno di contatto fisico slegato dall'atto sessuale.
I bambini sono coinvolti anche qui, anche se fanno un po' fatica a ricordarsi che sotto di loro ci sono degli esseri umani e non dei tappeti insensibili.
E' l'ora di lasciare la Locanda e tornare ognuno alle diverse case, a Sagliano a Genova a Milano, ci si scambia lunghi abbracci senza fare distinzione tra uomini e donne.


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