martedì 26 marzo 2013

Pasqua, Pathos, patire, pascere, pascià....

Con la deformazione mentale da liceo classico e da figlia di un padre per cui l'italiano e' una lingua matrigna, mi interrogo sempre sull'etimologia delle parole.
Quando ancora non esisteva wikipedia e non possedevo un dizionario etimologico, pensavo che "pasqua" potesse derivare da pathos - che non e' uno dei quattro moschettieri del re, ma un termine greco che indica un'emozione intensa, da cui poi in italiano abbiamo tenuto solo il significato negativo in patire (e il significato depotenziato e sminutito in com-patire e in sim-patico, che voleva dire "sentire insieme" mentre adesso si usa per dire che una ragazza non e' tanto carina pero' almeno non e' una stronza).
Pathos ci poteva stare come significato, Cristo sulla croce certo ha patito.

Ma se l'etimologia serve a comprendere il significato profondo, e' importante capire se l'accento della festa va messo sulla sofferenza della morte o sulla gioia della resurrezione. 
Per i cattolici la cosa importante e' la morte, la messa dura fino a mezzanotte e quando si arriva alla resurrezione la gente e' sollevata di potersene tornare a casa con le gambe anchilosate e la mascella slogata. Tecnicamente lì dovrebbe iniziare la festa per la resurrezione ma si è tutti stroppo stanchi. Del resto quando il Messaggio è stato preso in mano da umani che lo hanno usato per avere potere sui propri simili, è stato scelto di dare maggior rilevo al senso di colpa (Lui è morto per i nostri peccati), quando invece tutta la sofferenza aveva come scopo quella di dire a tutti che si può sconfiggere la morte e rinascere, ogni giorno, pieni di riconoscenza e gioia!
Per questo mi sono anche chiesta se la parola pasqua fosse imparentata con "pascere" da cui deriva essere ben pasciuto e forse anche essere un pascià? Si dice anche essere felice come una pasqua.

continua...
2- Liberazione dalle comodità 

3- Le mie pulizie di pasqua 2012


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