giovedì 9 ottobre 2014

Metà muro è vivo, l'altra metà ha l'anima

E mentre il primo pezzo di muro di paglia e fango germoglia, prima che arrivi l'inverno, ci apprestiamo a fare l'altra parte del muro, con una nuova tecnica appresa via telefono, accatastando informazioni, esperienze e un po' di improvvisazione.



Il vicino sorride, finalmente potrà tagliare gli alberi che aveva dovuto fare crescere per garantirsi un po' di privacy, per ringraziarci ci regala pomodori del suo orto, fichi e pere cotte nel vino.

Anche se la tecnica è diversa, pure questa volta ci vorranno un po' di giorni di lavoro comunitario e ci si sporca quasi uguale.

Ora non pucciamo più la paglia nella melma per poi fare schizzare via gli eccessi liquidi, ma impastiamo con i piedi terra e paglia cantando in coro e danzando.



L'idea è quella di creare una struttura di legno tessendo rami di nocciolo (mi raccomando nocciolo!- Jonas viene con noi sulle rive del Crenna per segarsene qualcuno per fare arco e frecce).
Quello sarà lo scheletro del nostro cemento a(r)mato, la carne sarà di sabbia e argilla meticolosamente miscelate in proporzioni che a rigor di logica dovrebbero non creare crepe asciugando. 
L'anima di legno viene poi abbracciate da sfere di creta pagliosa con racchiuso nel cuore qualche filo di paglia più lungo che costuiscono tendini e muscoli che permettono di legare i pali tra loro e renderli più resistenti.








Una grande gioco di muratori panettieri vendemmiatori tessitori scultori.










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