domenica 11 agosto 2013

iRRADiA: Esperienza Condivisa sul ciclo della Luna

A Sagliano il cerchio di iRRADiA è accolto dagli amici della Locanda. Dopo aver condiviso una cena improvvisata, prepariamo la grande sala con tappeti cuscini candele e strumenti. E' uno spazio libero, senza conduzione. È un cerchio aperto a tutti, donne uomini e bambini, dove ognuno può suonare, cantare danzare, stare immobile, addormentarsi, andare e venire. Senza obiettivi e senza aspettative. Dal sussurro al grido, dal frastuono al fruscio.
E in questo spazio senza parole di ritmi intrecciati ognuno può scegliere quanto entrare in sé, quanto trovarsi faccia a faccia con il proprio profondo.

Così ci accompagniamo al sonno e l'alba ci trova fresche e pronte, la sala luminosa accogliente e misteriosa, piena di promesse.
Ci sediamo in cerchio, il programma è stato pensato nei minimi dettagli eppure non sappiamo che cosa potrà accadere, abbiamo predisposto come delle piccole scodelle lungo la giornata, spazi sacri nei quali ci sia l'occasione e la predisposizione ad accettare che qualcosa avvenga.
Al centro della sala sono disposti in cerchio i 12 archetipi femminili, tre per ognuna delle quattro fasi lunari. Girando intorno ad essi, ognuna si ferma istintivamente presso il nome che più l'attira.
Così ci presentiamo alle altre, attraverso la figura di Madre, Figlia, Amante, Sacerdotessa e Madre Oscura. Spingiamo poi lo sguardo verso il centro del cerchio, dove splende una candela, e procediamo con lo sguardo attraverso la luce a illuminare l'archetipo che si trova all'estremo opposto del ciclo, l'altra faccia della nostra maschera. E così la piccola Figlia si scopre anche Donna Saggia; la sensuale Amante  svela il suo volto di Strega; la venerabile Sacerdotessa appare come Sorella di Sangue, ancora ignara dei segreti della sessualità, alla sua prima mestruazione; la Madre incontra il suo aspetto di potente Megera, ormai sterile e lontana dalla vita; e la Madre Oscura si mostra come Levatrice, conducendo le anime alla morte così come si accompagnano alla vita.
Apriamo le danze scegliendo un velo a testa, per cominciare entreremo in contatto con le energie della Luna crescente: dalla posizione fetale avvolte nell'utero trasparente, ci sperimentiamo Figlie,Vergini e Sorelle di Sangue.


Scopriamo il mondo attraverso il Velo di Maya, l'illusoria realtà che i nostri sensi ci offrono, sveliamo noi stesse e la nuda verità, ci rifugiamo nella bellezza del mondo visto attraverso un colore, attraverso un tessuto che rende tutto soffuso e senza spigoli, affrontiamo la nitidezza dei confini taglienti tra noi e il mondo quando scostiamo il velo, accogliamo la percezione profonda di essere un unico organismo con tutto il cosmo e il profondo radicamento nella Realtà della Separatezza, dove regnano lo Spazio e il Tempo e si lotta per tracciare il confine tra Vero e Falso, Giusto e Sbagliato. Il velo ci avvolge sensuali, ci protegge timorose e insicure, ci impedisce di vedere la verità, provoca la nostra rabbia, scherza con noi, ci sfugge e ci segue, nascondendoci e facendoci volare.
Arriva il tempo di entrare in contatto con l'archetipo della Madre, la Luna è Piena, è perfetta, è completa, la madre ha in sé tutto ciò che serve al suo bambino, la madre è come la Terra, a disposizione giorno e notte. La Madre SacriFica, con il sacri-ficio faccio sacro ogni singolo gesto, rendendolo sacro gesto di amore. Nel Sacro Utero, nella Sacra Fica, accoglie e cura.Ci prepariamo a offrirci uno Scambio di cura, ognuna potrà chiedere alle altre ascolto, sostegno, aiuto.
Forse quello che vorrei chiedere è troppo, forse non ha senso pensare di affrontarlo e risolverlo qui, in poco tempo...
Non conta il tempo, si farà quello che si potrà, raccontaci e poi se ti va distenditi qui in mezzo a noi, faremo del nostro meglio.
Il cerchio è intimo e intenso, non ci limitiamo a chiederci una coccola, un massaggio, un consiglio. Scegliamo tutte di portare al centro un nodo importante per noi, per una tacita coincidenza riguardano tutti il femminile: il sentirsi pienamente donna accettando un corpo che non rispecchia il nostro ideale; la ricerca dell'equilibrio tra il desiderio di offrirsi e scambiare piacere nell'atto sessuale senza disperdere le energie, senza essere sopraffatte, incapaci di proporre il nostro ritmo, il nostro bisogno di essere ascoltate ma prima di tutto di ascoltarci e ascoltare ciò che il nostro corpo desidera per poter essere strumento anche di crescita oltre che di piacere; il rapporto tra madre e figli dibattendosi tra regole e libertà, punizione e senso di colpa, preoccupazione e rabbia, la ripetizione inconscia di schemi ereditati dai nostri genitori di cui vorremmo liberarci, la difficoltà di perdonare noi stesse per i nostri errori di madri; il dolore legato alla separazione da un uomo per il quale si prova ancora amore, nella consapevolezza che il tempo di quella relazione è concluso, e tutti i dolori che questo distacco si porta dietro attingendo da passati anche remoti e la paura di andare infondo a questo dolore, di accettarlo e usarlo come perno di crescita, lottando tra la spinta a tornare tra le sue braccia e la nitidezza della visione d'insieme; la difficoltà di vivere pienamente il proprio ruolo femminile nella coppia, ponendosi come recipiente, donando energia e accogliendo, invece che guidando e prendendo.
Ogni volta, dopo aver ascoltato, il cerchio ha preso un respiro, ciascuna in cuor suo incerta sul da farsi e non così sicura di essere all'altezza della richiesta.
Ogni volta, dopo alle parole, senza averlo mai stabilito a priori, abbiamo scelto il silenzio, siamo partite dal corpo. Con la richiesta che ancora aleggiava carica di tensione nell'aria, ci siamo accostate al corpo femminile disteso in mezzo a noi, con delicatezza, seguendo il ritmo di una danza tacita, abbiamo lavorato intorno a lei per permetterle di entrare in contatto profondo con il nodo appena esposto. In quella bolla in cui nessuno giudicava, nessuno guidava, nessuno davvero pensava di poter risolvere un problema, in quello spazio sacro di ascolto, ci siamo sentite libere di andare fino in fondo, di lasciare uscire ciò che le parole avevano solo abbozzato. E scoprire quanto il nostro corpo è bello e sensuale, e può provare e dare piacere non solo nell'atto sessuale; e quando si può offrire di se stesse semplicemente  ricevendo; e quanto è sterminato il dolore e come morde e gela la paura; e come siamo potenti e come siamo pronte ad esserci e ad esserci nel modo giusto quando c'è bisogno di noi; e quanto si può andare lontano se c'è un cerchio che ti tiene, che ti contiene, se dopo aver pianto e gridato si può scegliere una tra le madri per un abbraccio cuore a cuore sotto a una coperta calda (“Lei per me è la dolcezza, lei è la forza, lei è la spiritualità, mentre lei è la Saggezza, per questo scelgo lei.”)


...il racconto continuerà nei prossimi giorni...

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