sabato 23 ottobre 2010

La Dolce Amara, il Valoroso Valium e... IL MORBO

(ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è velatamente voluto ma volutamente velato.)

INTERNO- SALA DA PRANZO DEL CASTELLO - GIORNO
La Dolce Amara sta nutrendo la piccola Infanta Imperatrice sul suo trono d'avorio sopraelevato.
Il Valoroso Valium sta procacciando il cibo quotidiano per la famiglia.
Il giovane Baldo Jovanis è partito per le crociate e tornerà tra qualche giorno.

Dalla finestra entra un piccione viaggiatore recando nel becco una pergamena arrotolata, che consegna alla signora.

Dolce Amara (leggendo a voce alta la pergamena) :
"Quest'oggi farò ritorno anzitempo al castello"

Raggiante lei acciuffa un'oca che sta beccando gli avanzi dell'Infanta ai piedi del trono e le strappa una piuma per intingerla nell'inchiostro e scrivere.

La Dolce Amara (compitando a voce alta mentre scrive) "Re del mio cuore, quale gaudio mi apporta cotesta nuova! La vostra venuta illumina la nostra giornata! V'attendiamo trepide e palpitanti.
...Ma qual è la cagione del vostro tempestivo rientro?"

Dà la pergamena al piccione che spicca il volo per tornare dopo pochi minuti con la risposta

La Dolce Amara (leggendo a voce alta la pergamena):
"Sono prossimo al decesso"

Il Valoroso Valium immaginato dall'amata
Lei sbianca, affannosamente intinge la penna d'oca nell'inchiostro ma è finito, fa per alzarsi a cercarne altro ma l'Infanta emette alte strida. In preda all'angoscia afferra il coltello, ancora sporco della pastasciutta tagliata per la figlia, e si incide il palmo della mano. Intinge quindi la penna del sangue e, sospiranndo e gemendo, scrive:

Dolce Amara (compitando a voce alta mentre scrive)
"Ahimè! Quale sventura cade su di noi! Quale insidia vi ha sorpreso? Siete forse rovinato dal focoso destriero? Forse gli armenti inferociti vi hanno assalito? O le fiere della selva oscura? O il nemico luccicante di bronzo? Ditemi, ve ne prego, che cosa ha attentato alla nostra gioia!!"

Esanime consegna la pergamena e si accascia al suolo. Si riscuote solo quando il piccione le deposita in mano la risposta:

La Dolce Amara (leggendo a voce alta la pergamena) :
"Ho mal di gola".





SECONDO ATTO

Il Valoroso Valium varca l'ingresso in stato comatoso

La Dolce Amara (balzando in piedi, felice e preoccupata al tempo stesso) "Indomito amore mio! Come state? Gradite desinare alla nostra umile mensa?"

Il Valoroso Valium (borbottando e già salendo le scale)
"Giammai provai tale tormento"
l'infanta imperatrice

Dal momento dell'apparizione del prode e per tutta la durata del colloquio, l'Infanta Imperatrice ha teso le braccia ridendo e piangendo al tempo stesso desiderando di essere presa in braccio dal legittimo padre e temendo di non poter realizzare il suo sogno ed essere costretta a restare con la propria insulsa madre.
La Dolce Amara cerca di consolare l'Infanta,
cerca di detergerla e cambiarla,
cerca di addormentarla
ma la creatura è sconvolta dal dolore per la morte annunciata del padre e non si dà pace.

La Dolce Amara (parlando amorevolmente alla figlioletta mentre lei strilla e si dimena) "Non ti crucciare, mio bene, il cuore mi dice che il nostro amato ce la farà, egli è giovine e robusto.
Adesso calmati, chè tua madre deve ricamare nuovamente gli arazzi per i potenti Signori Zimbelli. Sì, piccola, hai ragione tu, tua madre aveva già consegnato tutti i cento arazzi un anno fa e tra poco ne dovrà consegnare altri cento, ma gli Zimbelli solo ieri hanno iniziato ad esaminare i primi e si sono accorti che vanno rifatti tutti. Sì, figlia mia, tu sei molto saggia e ti chiedi perchè gli Zimbelli, invece di mandare dieci piccioni viaggiatori al giorno chiedendo piccole o grandi modifiche agli arazzi, non osservino con cura il mio lavoro per poi inviarmi un unico struzzo viaggiatore con il lungo elenco di modifiche. Ma devi sapere, dolce Infanta, che non tutti possiedono uno struzzo, nè la sua velocità. Alcuni nemmeno il suo cervello.
Così ora ti chiedo umilmente di dormire, acciocchè io possa terminare e accontentare gli Zimbelli, ma tu impara da me e non commettere mai il mio errore: non vendere mai la tua anima a nessuno, nemmeno a degli Illustri Zimbelli!"

L'Infanta Imperatrice sembra assopita, la madre con passo felpato la corica nel suo lettino, nella camera attigua a quella dell'infermo.
Sta per uscire dalla stanza ma si ode un ululato. La madre raccatta fulminea la creaturina per evitare che disturbi il padre con le sue grida e si mette a ricamare gli arazzi con la figlioletta beatamente addormentata tra le braccia.
A metà lavoro l'Infanta è di nuovo sveglia, si divincola come se volesse scendere al suolo ma appena vi viene deposiata piange, la madre la riprende in braccio ma la piccola vuole scendere, appena viene accontentata strilla.
La signore imbraccia l'Imperatrice e sale le scale a due a due fino alla camera del consorte morente.
La Dolce Amara (entrando in punta di piedi e sorridendo amorevolmente al vedere l'uomo con un occhio aperto):
"Come evolve il decesso, mio amato? Posso cedervi la figlia che i vostri lombi procrearono, mentre mi reco alla comoda per defecare?"

Il Valoroso Valium (flebilmente, con un occhio semi dischiuso e torvo):
"Donna senza cuore...la mia temperatura corporea ha superato i 39, la mia ugola rosso porpora è cosparsa di perniciose placche biancastre. E tu... tu mi lasciasti qui agonizzante...come pensi che io possa occuparmi di un'essere vivente quando la mia stessa vita è in pericolo? "

La Dolce Amara (gettandosi in ginocchio e stracciandosi le vesti): "Perdonatemi, anzi: bastonatemi! Come posso rimediare a tanta incuria e alla mia inopportuna impertinenza? Oh, che l'infamia cada su di me! Permetti che appronti per te una bevanda salvifica che favorisca la guarigione"

La nobildonna si precipita giù per le scale con l'inconsolabile Infanta che ancora una volta si è illusa di poter finalmente abbracciare il suo amato padre, coglie limoni e salvia dal giardino e prepara la bevanda salvifica. Approfittando della distrazione della figlia intenta a stracciare minuziosamente antichi manoscritti dal valore inestimabile, la donna porta il rimedio al suo amato.

Il Valoroso Valium (aprendo il solito mezzo occhio torvo)
"Non posso abbeverarmi, soverchia è la mia pena"

TERZO ATTO
interno, crepuscolo, sala da pranzo del castello la Dolce Amara sta preparando amorevolmente la sbobba per la figlioletta che piagnucola per terra.

Voce fuori campo: I giorni passano, simili tra loro come i fichi troppo maturi caduti dall'albero.

Entra in scena il prode padre e si siede con occhio vitreo, insensibile alle feste di riso e pianto della figlia.

La Dolce Amara (amorevolmente): "Luce dei miei occhi! A quale stadio di decomposizione è la vostra ugola?
Gradite nutrirvi al nostro desco?
Per rendere più celere il processo, potresste forse grattugiare il formaggio?"

Il Valoroso Valium (incredulo e adirato) "Vaneggi forse, donna? Dove potrei trovare le energie per grattuggiare un latticino?!"

La Dolce Amara (sempre amorevolmente): "Oh, mio prode, se a tal punto siete prostrato dal morbo, potreste assumere la potente pozione del Strega Farmazia, l'unica che può sconfiggere il male che assale l'anima bombardando il corpo afflitto con veleno anti-vita."

Il Valoroso Valium (drammaticamente meditabondo) "Essere o malessere? Questo è il dilemma.
Sconfiggere il male con le proprie forze scontando giorni e giorni di sofferenza, distesi a letto mirando rappresentazioni teatrali nella piccola scatola col filo oppure sconfiggere il male con il veleno anti-vita, passando giorni e giorni senza sofferenza, distesi a letto mirando rappresentazioni teatrali nella piccola scatola col filo?
(con tono deciso e imperioso) Ho deciso: assumerò la pozione!"

Voce fuori campo: La pia donna si recò dunque dalla Strega Farmazia, ma non poteva certo lasciare la figlioletta con il moribondo, così la issò sulla sua capra e si incamminò nella selva oscura.
Dovettero attraversare l'Impetuoso Fiumegrigio, percorso da irruenti correnti in entrambe le direzioni e costeggiare le sue sponde sprovviste di argini, ma riuscirono nell'impresa.

Il calore e le placche del Valoroso Valium sparirono, ma il prode sapeva di doversi riposare molto, per riprendersi dal trauma causato dalla vicinanza della Morte.
Nel frattempo il Baldo Jovanis tornò dalle crociate e la famiglia riunita riprese allegramente la sua vita.
Certo, la Dolce Amara aveva un martello pneumatico nella scatola cranica, aveva perso la voce e le dolevano tutti i muscoli, ma doveva trattarsi della giusta punizione divina per aver così scarsamente accudito il nobile marito.

QUARTO ATTO
Voce fuori campo: Qualche giorno più tardi venne in visita dal Regno del Mare Blu la Fata Kalen.
Dolce Amara accolse l'amica d'infanzia con grida di giubilo e champagne, poi – dopo aver messo a letto amorevolemente i suoi figli- si accasciò al suolo con la febbre a 40 e le placche in gola.

Il Valoroso Valium: "La sorte ci assiste, mia diletta, la Fata Kalen provvederà a tutto, io mi dileguo"

La Fata Kalen
La Fata Kalen "Certo, con piacere mi prenderò cura dell'inferma, dei bambini, della casa e della cucina. Se solo non avessi viaggiato tutta la notte in un guscio di noce dal Regno del Mare Blu e se non avessi dovuto portare qui, oltre alle mie campanule piene di leggiadri vestitini cangianti, anche un baule in noce massiccio che, partito da Milano con Dolce Amara la settimana passata, aveva scelto di non scendere con la sua padrona a Tortona ma di recarsi a Genova per vedere il mare, come sognava da quando era ancora un noce e non poteva viaggiare per via delle radici."

Voce fuori campo: La Fata Kalen si prodigò per supplire alla madre in fin di vita, ma la prole non poteva accettare un simile affronto:
Baldo Jovanis (fiero): Signora Madre, il vostro atteggiamento smidollato ci offende e obnubila il nome della nostra famiglia, i nobili Catsoni!

Infanta Imperatice (melodrammatica):Mamma!Mamma!Mamma!
Voce fuori campo: Dolce Amara comprese che doveva assumere il Veleno anti-vita per poter adempiere alla sua missione senza soccombere e si apprestò a trangugiare l'amaro calice.
Dolce Amara (melodrammatica, con la testa reclinata e il polso appoggiato alla fronte): "Come immenso macigno legato alla mia caviglia, il Sole si alza lentamente, lo traggo nell'oscurità fuori dai monti, lo trascino fino al tramonto e lo blandisco perchè dorma e metta fine al mio tormento.."

sottotitolo: Tre giorni dopo...

interno- sala da pranzo- crepuscolo

Valoroso Valium:
La Dolce Amara inferma ascolta il suo amato
"Corpo di mille mucche imbestialite, sono tre dì che, tornato al domicilio, debbo accudire prole e non mi è possibile detergere il mio corpo, come le mie condizioni di lavoro richiderebbero!"

Dolce Amara (con apparente leggerezza e un piccolo sospiro) "Ed io sono tre dì che accudisco la prole e non mi è possibile distendermi sul mio giaciglio come le mie condizioni di salute richiederebbero e come voi stesso avete fatto."

Valoroso Valium(sdegnato) "Donna, le mie condizioni di salute erano di gran lunga peggiore delle vostre, come dimostra il fatto che voi siete state in piedi tutto il giorno a nutrire, lavare e intrattenere la prole, cosa il Mio Morbo non mi avrebbe mai permesso di fare, a dimostrazione del fatto che era molto più serio e fiero di quello - insulso - che ha colpito Voi"

Dolce Amara (scagliando sul consorte nell'ordine: la minestra, i bicchieri, le posate, la brocca, le seggiole e il tavolo e scandendo in ordine alfabetico)"Anemico! Bemolle! Crostaceo! Difettoso! Eununco! Eccetera!"

Voce fuori campo: Giunta a Zuzzurellone, Dolce Amara si chiuse a doppia mandata nel gabinetto decisa a trascorre il resto della serata nell'unico luogo dove poteva trovare pace.

Valoroso Valium (placidamente) "Vedete che non state poi tanto male? Io non avrei avute le energie per produrre cotanto trambusto..."

SIPARIO


Per corretteza segnalo il sequel:
Verità che non mi fanno onore

3 commenti:

Anonimo ha detto...

zimbelli e valorosi...condivido in pieno, mia dolce amara! ma purtroppo non ho la tua ironia, ma piano piano la farò anche un po' mia...

Charo dei Buschi ha detto...

oh, no, non fatemi soffrire così!!
ditemi chi siete quando commentate, o almeno datemi qualche indizio...

Anonimo ha detto...

più indizi di così, cara dolce amara, sarebbe svelarti la mia identità .... con-divido gli zimbelli e ho i miei valorosi...